Avviare un'impresa

Impresa familiare: procedure, costi e adempimenti per avviarla

Le imprese familiari tessono una trama unica nell'universo degli affari, intrecciando legami affettivi con i fili dell'imprenditorialità

Le imprese familiari tessono una trama unica nell’universo degli affari, intrecciando legami affettivi con i fili dell’imprenditorialità. In questo intricato intreccio di relazioni, si manifesta un mondo imprenditoriale dove il lavoro si fonde con l’affetto, creando un terreno fertile per l’innovazione, la solidarietà e il successo. Esplorare il cuore pulsante delle imprese familiari può significare immergersi in un mare dove le dinamiche aziendali si mescolano ai legami di sangue, generando un contesto unico di sfide, opportunità e peculiarità gestionali.

Se stai valutando di partire per il viaggio affascinante delle imprese familiari, dove il lavoro diventa legame, l’affetto si traduce in strategia, e il successo in un racconto condiviso, sei nel posto giusto.

Impresa familiare: cos’è

Un’azienda gestita in ambito familiare si configura come un’unione unica tra il titolare e i membri della sua famiglia, includendo il coniuge e i parenti fino al terzo grado di parentela, così come gli affini entro il secondo grado. Secondo quanto stabilito dall’articolo 230 bis del Codice Civile, i familiari coinvolti godono di specifici diritti all’interno della struttura imprenditoriale, tra cui spicca la partecipazione agli utili generati dall’azienda, in virtù della loro preziosa collaborazione.

Questi diritti riconoscono il valore della loro opera all’interno dell’impresa e stabiliscono un legame diretto tra il loro contributo e il beneficio ottenuto, promuovendo così un rapporto sinergico tra famiglia e attività imprenditoriale.

Tipologie di imprese a conduzione familiare

Le dinamiche delle imprese gestite all’interno del contesto familiare presentano sfaccettature differenti, creando un mosaico di varie tipologie imprenditoriali:

1. In primo luogo, si individua l’impresa coniugale, dove l’attività familiare viene gestita congiuntamente da entrambi i coniugi, operanti in un regime di comunione dei beni. Questa forma consente una gestione collaborativa, che può coinvolgere uno o entrambi i partner.

2. Vi è poi l’impresa individuale di uno dei coniugi, in cui un partner gestisce l’azienda, coinvolgendo però l’altro coniuge o altri membri della famiglia senza che essi abbiano un ruolo attivo nella gestione dell’impresa stessa.

3. Un’altra configurazione è rappresentata dall’impresa individuale di un membro della famiglia, dove i partecipanti coinvolti hanno il diritto, a meno che non ci siano accordi diversi, di partecipare attivamente alla gestione dell’azienda e di beneficiare dei diritti patrimoniali ad essa connessi.

4. Infine, emerge l’impresa sociale che coinvolge più membri della famiglia, gestendo l’attività imprenditoriale in modo collaborativo e condiviso. Questa modalità offre un terreno fertile per la condivisione di responsabilità, idee e sforzi, trasformando l’attività in un progetto collettivo ed inclusivo.

Requisiti per l’avvio di un’impresa familiare

La sentenza 5603/2022 della Cassazione delinea requisiti chiave per l’istituzione di un’impresa gestita in ambito familiare. Le condizioni fondamentali per avviare un’impresa di questo tipo includono:

1. La presenza effettiva di un’attività imprenditoriale;

2. La partecipazione di specifici individui, come il coniuge, parenti e affini;

3. L’impegno continuativo di un familiare nell’esercitare un’attività lavorativa costante;

4. L’effettivo contributo del partecipante all’incremento della produttività aziendale.

Sono idonei a ottenere la qualifica di collaboratore una vasta gamma di legami parentali, tra cui il coniuge, i figli legittimi, adottivi o affiliati, i figli nati da precedenti matrimoni, i minori affidati, i parenti entro il terzo grado, parenti in varie linee di parentela, fino agli ascendenti e affini.

È importante notare che il legame parentale deve persistere per tutta la durata dell’impresa familiare. Ad esempio, nel caso di un’impresa gestita da coniugi e successiva separazione o divorzio, ciò comporterebbe la perdita di agevolazioni fiscali e tributarie, escludendo la partecipazione al regime agevolato previsto per questo tipo di impresa.

All’interno di un’impresa gestita in famiglia, il coinvolgimento del familiare richiede un impegno costante e regolare, anche se non necessariamente a tempo pieno. L’attività svolta può essere di natura manuale o intellettuale, ma deve essere direttamente pertinente all’attività aziendale e contribuire in modo significativo alla sua crescita. Importante sottolineare che questa partecipazione non può limitarsi esclusivamente alla gestione dell’impresa, in quanto questo comporterebbe unicamente un coinvolgimento societario e non una collaborazione effettiva in ambito familiare.

Diritti di natura economica riconosciuti al collaboratore familiare

I familiari coinvolti nell’impresa godono di vari diritti di natura economica, fondamentali per il loro coinvolgimento attivo:

1. Il diritto al mantenimento, che si adatta alle condizioni finanziarie della famiglia, assicurando un sostegno proporzionato alle esigenze e al benessere dell’unità familiare.

2. Il diritto a partecipare agli utili e agli incrementi derivanti dall’attività aziendale, in modo proporzionale alla qualità e alla quantità del contributo lavorativo prestato. Questo collegamento diretto tra il lavoro fornito e i benefici ottenuti stimola la partecipazione attiva e la valorizzazione del contributo di ciascun membro familiare.

3. Inoltre, è garantito il diritto ai beni acquistati attraverso gli utili generati dall’impresa familiare, evidenziando un legame diretto tra il successo dell’attività e i benefici derivanti che possono essere condivisi all’interno della famiglia, contribuendo al loro benessere e prosperità.

Altri diritti riconosciuti al collaboratore familiare

Oltre ai diritti economici, vi sono altri prerogative riconosciute al familiare all’interno dell’impresa, che abbracciano un’ampia sfera decisionale e partecipativa:

1. Il diritto di essere coinvolto nelle decisioni riguardanti l’impiego degli utili e l’utilizzo degli incrementi patrimoniali aziendali rappresenta un elemento cruciale. Questo consente al familiare di avere voce attiva nelle strategie finanziarie dell’azienda, contribuendo alla definizione di come reinvestire i guadagni e consolidare il patrimonio.

2. Inoltre, si riconosce il diritto di partecipare alle decisioni che riguardano la gestione straordinaria dell’azienda, le direzioni produttive e persino le questioni relative alla chiusura dell’impresa familiare. Questa partecipazione attiva consente ai familiari di influenzare le decisioni cruciali, fornendo un senso di coinvolgimento e responsabilità nell’orientare il futuro dell’attività.

3. Infine, emerge il diritto di prelazione in situazioni di divisione ereditaria o nel trasferimento dell’azienda. Questo diritto garantisce ai familiari la priorità nell’acquisire beni ereditati o nell’acquisto dell’impresa in caso di cessione, rafforzando il legame tra la proprietà familiare e la continuità dell’azienda nel tempo. Queste prerogative non solo consolidano l’unità familiare ma contribuiscono anche alla stabilità e alla continuità dell’impresa nel lungo periodo.

Impresa familiare o ditta individuale?

È importante evidenziare che un’impresa familiare è sempre strutturata come impresa individuale, dove il titolare è il principale artefice delle decisioni aziendali e assume integralmente il rischio dell’attività imprenditoriale. In caso di difficoltà finanziarie o insolvenza, è l’imprenditore stesso a sopportare l’onere principale e l’unico soggetto esposto al rischio di fallimento. Mentre i membri della famiglia partecipano ai profitti generati dall’impresa, essi non condividono le perdite finanziarie. Questo assetto sottolinea la responsabilità unica dell’imprenditore, che agisce come pilastro portante dell’azienda, proteggendo allo stesso tempo i membri della famiglia dall’esposizione a possibili perdite finanziarie o rischi imprenditoriali.

Differenze tra impresa familiare e impresa coniugale secondo il codice civile

L’impresa familiare si discosta nettamente dall’impresa coniugale, quest’ultima definita dall’articolo 177 del codice civile come un’attività gestita in egual misura da entrambi i coniugi.

Le differenze tra queste due configurazioni imprenditoriali si manifestano in vari aspetti:

1. Nell’ambito dell’impresa familiare, il coinvolgimento del coniuge dipende strettamente dalla sua effettiva partecipazione alle attività aziendali, valutata in base alla quantità e alla qualità del lavoro svolto. Al contrario, nell’impresa coniugale, i vantaggi ottenuti dal coniuge non sono necessariamente legati al suo coinvolgimento operativo nell’azienda.

2. Nell’impresa familiare, i collaboratori familiari sono solitamente posti in ruoli subordinati rispetto al titolare, operando su un piano gerarchico inferiore. In contrasto, nell’ambito dell’impresa coniugale, non vi è una relazione di subordinazione tra i coniugi, che agiscono a un livello paritario all’interno delle decisioni e delle dinamiche aziendali.

È evidente come queste distinzioni delineino due contesti imprenditoriali differenti, dove l’impresa familiare si basa su una gerarchia di ruoli chiaramente definiti, mentre l’impresa coniugale promuove un approccio più paritario e equiparato tra i partner.

Iter burocratico per avviare un’impresa familiare: serve il notaio?

La costituzione di un’impresa familiare non richiede necessariamente la stipula di un atto pubblico; è sufficiente adottare un comportamento appropriato. Tuttavia, affinché si ottenga riconoscimento fiscale, è fondamentale che il contratto sia formalizzato per iscritto attraverso l’apertura della partita IVA e l’iscrizione, entro 30 giorni, presso il Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio:

1. L’identificazione dei membri familiari coinvolti nell’impresa;

2. La specifica relazione di parentela o affinità con l’imprenditore;

3. La firma dell’imprenditore e dei partecipanti coinvolti.

Sia dal punto di vista fiscale che da quello legale, è stabilito che la partecipazione al reddito debba essere proporzionata alla qualità e quantità di lavoro svolto dai familiari all’interno dell’azienda.

Tuttavia, la legge fiscale (articolo 5, comma 4 del Tuir) impone dei limiti: le quote di reddito assegnate a tutti i collaboratori non possono superare il 49% degli utili conseguiti dall’impresa (escludendo le perdite), mentre il restante 51% deve essere destinato all’imprenditore.

Questa disposizione regola equamente la distribuzione dei profitti e garantisce un equilibrio tra il contributo individuale e la responsabilità imprenditoriale nell’ambito dell’impresa familiare.

Secondo il Codice Civile, non è obbligatorio avere un notaio per stabilire un’impresa familiare; è possibile farlo con l’assistenza di un commercialista. Tuttavia, coinvolgere un notaio può risultare vantaggioso se si desidera beneficiare di tutte le agevolazioni fiscali specifiche offerte per questo tipo di iniziativa.

Conclusioni: quali sono i vantaggi e svantaggi nelle attività a conduzione familiare

Alla luce dei benefici e degli svantaggi legati alla costituzione dell’impresa familiare, è cruciale svolgere un’analisi approfondita per comprendere se questa scelta sia davvero la soluzione più adatta per te. I vantaggi principali sono strettamente legati alla possibilità di intraprendere un’attività imprenditoriale con individui di fiducia, fornendo un supporto affidabile e una conoscenza dettagliata dei loro desideri, esigenze e potenziali problematiche. Questo livello di comprensione reciproca facilita anche una comunicazione più efficace. Inoltre, costituirla riduce la necessità di cercare personale esterno, abbreviando così i tempi di avvio dell’attività imprenditoriale.

Tuttavia, la familiarità e la stretta connessione tra i membri della famiglia potrebbero rappresentare un ostacolo in termini di professionalità. Le dinamiche personali che emergono in un’impresa familiare potrebbero avere un impatto ancora più significativo rispetto a quelle riscontrabili in un’azienda tradizionale. È essenziale, come già accennato, definire in modo chiaro e preciso i ruoli, i compiti e le ricompense fin dall’inizio.

Un altro svantaggio della creazione di un’impresa familiare è la limitazione delle competenze e delle esperienze che l’azienda può acquisire, essendo limitata alla disponibilità e alle capacità dei membri della famiglia e dei parenti. Sebbene ciò possa accelerare i tempi di reclutamento del personale, rappresenta inevitabilmente un confine che potrebbe limitare la diversità e l’ampiezza delle competenze presenti nell’azienda.

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